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Mar 23, 2012 - curiosità, tricot    Commenti disabilitati su TRICOTTARE ALL’IMPAZZATA

TRICOTTARE ALL’IMPAZZATA

 
 

 

 

Che eccentrici questi francesi. Non contenti di passare l’estate nelle case sugli alberi, prediligono per l’inverno le capanne attrezzate. Ovviamente nella campagna intorno a Parigi, luogo ideale per una rapida disintossicazione weekend.

Costruite su palafitte in legno, tela e lana, quelle del La Colline du Colombier ospitano tre suite articolate su due livelli ed affacciate sulla campagna tramite una parete a vetro.

Dominano i beige e gli ecru, per una sensazione di benessere naturale. Mozzafiato la parete tricottata, che rimanda ad un immaginario fiabesco fatto di case incantate.

Ma non chiedetemi il modello o che ferri usare…camera tricot.jpg

POTEVO MANCARE ALL’APPELLO?

RICICLORICICLOrossa 3.jpgrossa 4.jpgcollana rossa 5.jpg

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

SE SI ACCENNA AL RICICLO IO CORRO!

http://lelineecurve.blogspot.com/2011/11/la-settimana-per-la-riduzione-dei.html

1) PRIMA DELLA CURA

2) TAGLIO TAGLIO…

3) MODELLO A CALDO, SENZA SCOTTARMI!

4) IN MODO SUPER TECNOLOGICO PRATICO I FORI

5) UNA GUGLIATA DI LANA, 3 BOTTONI, INFILO…FINITA!

FACILE DA FARE, CORAGGIOSA DA PORTARE

Ott 5, 2011 - blog life, bricolage, creatività, curiosità, fai da te, gioielli, moda, opinioni, premio, riciclare    Commenti disabilitati su SONO SU DONNA TRENDY !!!

SONO SU DONNA TRENDY !!!

http://hobby.donnatrendy.com/riciclo-creativo-plastica-collane-da-bottiglie/2302/

 

 

Riciclo creativo plastica: collane da bottiglie


Pubblicato il 4/10/2011 in: Bijoux,Riciclare,Riciclare plastica

 
collane create con bottiglie di plastica
 
 
 

Un buon metodo per realizzare oggetti fai da te è il riciclo creativo che ci consente di sfruttare gli oggetti e il materiale che troviamo in casa senza dover andare per negozi.

Avrete forse già sentito parlare di creative che usano la plastica, per realizzare bellissime opere ma, in particolare, è interessantissimo vedere come con la plastica delle bottiglie si possano creare dei bellissimi bijoux.

Prendiamo in questa occasione come esempio le collane realizzate con la plastica delle bottiglie.

Usando la plastica avremo a disposizione una quantità incredibile di materiale, con colori interessanti e tante possibilità di assemblaggio.

Un esempio di riciclo creativo molto interessante e originale è rappresentato dai lavori di Laura Tani in arte Strampalaura che nel suo blog mostra tantissime creazioni degne di nota.

Le collane di Strampalaura sono “creature” uniche che hanno una propria vita, e questo si sente. Sono tutte o quasi realizzate con tecnica mista e sono dei piccoli capolavori da portare al collo.

Noi piccole pasticcione possiamo ispirarci a creative di questo calibro e cercare di trovare il nostro modo di reinterpretare un’idea originale.

Provate allora a tagluzzare una bottiglia e con un pò d’ingegno a realizzare una collana fatta di scaglie di luci trasparenti, oppure create un ciondolo imitando un fiore.

Con un pò di impegno e buona volontà riuscirete a realizzare un piccolo gioiello da legare al collo e da sfoggiare nei giorni di sole o per rallegrare le giornate più uggiose.

Fonti : Fotoblog di Strampalaura

 

 
collane create con bottiglie di plasticacollane create con bottiglie di plasticacollane create con bottiglie di plasticacollane create con bottiglie di plasticacollane create con bottiglie di plastica

 

 

il riciclo è sempre più chic

L’idea è facilmente copiabile e l’occorrente è facilmente reperibile :tappi colorati di bottiglie(da schiacciare ben bene),perle e perline,catenella,anelline(o filo di metallo con cui farle),pinze a punta sottile.Questa collana è di Giulia Pesante e mi piace molto.Il problema?Io non bevo alcolici…opterò per le bibite…con i tappi di metallo!

*LA REPUBBLICA PARLA DI NOI !

Dopo il bestseller è in arrivo anche il film. A fare di noi delle sferruzzatrici felici ma soprattutto trendy, molto alla moda, giovani, creative, cariche di ormoni. Altro che nonnine sulla sedia a dondolo, sole davanti al camino a fare la calza. Non c’ è malinconia, non c’ è marginalità, non c’ è rassegnazione o rinuncia nel lavorare a maglia, ma tutto il contrario. Ce lo dicono dagli Stati Uniti: knitting is cool! Per le donne ma anche per gli uomini. Esce proprio in questi giorni anche in Italia Le amiche del venerdì sera, il romanzo di Kate Jacobs che ha scalato le classifiche americane. Attorno ai ferri da calza, in un negozietto nel cuore di New York, convergono donne in carriera e severe femministe, signore mature e teenagers intraprendenti. Le lezioni su schemi, aghi da lana, uncinetto lasciano presto spazio a scambi di confidenze e segreti, ad happening collettivi, a lacrime & risate: e quelle che erano semplici clienti si trasformano in vere amiche, unite da un legame che saprà resistere anche ai rovesci, non della maglia ma della vita. Ecco radiografato un tipico knit cafè. Così avvincente, per le storie che vi si intrecciano, che Julia Roberts si è affrettata a comprare i diritti del libro e lo sta trasformando in un film, da lei prodotto e interpretato insieme a Julianne Moore e Winona Ryder: uscirà entro l’ anno. Il lavoro a maglia è stato sdoganato proprio dalle star di Hollywood, da anni entusiaste del loro hobby. Dalla stessa Julia Roberts e da Cameron Diaz, da Sharon Stone e da Sarah Jessica Parker, che si portava dietro ferri e gomitoli anche sul set di Sex and the city. E ancora: Uma Thurman sferruzza fra i platani di Central Park; Catherina Zeta Jones ha sfornato poncho per tutta la famiglia; Daryl Hannah dichiara che «lavorare a maglia è come stare sul lettino dello psicoanalista», Hilary Swank ne loda «l’ effetto relax che rimpiazza lo yoga». Un passatempo che coinvolge, a sorpresa, sempre più uomini, e del tipo non certo effeminato, a giudicare dal loro alfiere, il gladiatore Russell Crowe: «è roba da uomini», si è difeso. Sir Colin Davies, direttore d’ orchestra, si distrae da Sibelius, Mozart e Brahms «lavorando molto a maglia», come ha confidato lui stesso. Dunque fare la calza (che poi non è quasi mai una calza) rilassa, aiuta a smaltire lo stress, favorisce la socializzazione e la libera chiacchiera. è un hobby da praticare in compagnia. Negli Stati Uniti proliferano i circoli «Stich ‘n Bitch», dove gruppi di signore si scambiano segreti tecnici ma soprattutto pettegolezzi. A fondare questi club è stata Debbie Stoller, femminista di terza generazione e autrice di un importante manuale pieno di virtuosismi. Ma il primo bar-da-calza è nato a Los Angeles, in un indirizzo molto elegante, Melrose Avenue, ad opera di un’ affascinante donna in carriera, un’ alta dirigente della Cbs esasperata da ritmi di lavoro troppo frenetici. Quella del gomitolo è diventata una mania, con centinaia di siti specializzati e migliaia di blog a tema. Persino il patinatissimo Vogue ha istituito un trimestrale, Vogue Knitting, dedicato esclusivamente alla maglia, sul cui sito si trovano elaboratissimi schemi da scaricare. Time ha ribattezzato il fenomeno “Knitting age”. Si tenta di dare una verniciatura di glamour a un’ attività che, soprattutto in Italia, può ancora essere percepita come un lavoro di ripiego, imposto in passato dalla società patriarcale. E invece no. E invece è un hobby creativo. Daniela Santanchè giura che è «un metodo infallibile per rilassarsi, un modo per liberare la mente» e ringrazia nonna Fiorenza che le ha insegnato i rudimenti tecnici. Donne, e anche ragazze, che non sono in grado di rammendare un calzino (nessuno rammenda più i calzini) o di attaccare un bottone si scoprano entusiaste del lavoro a maglia, o meglio del knitting, che suona molto meno polveroso. Anche da noi, a partire dall’ anno scorso, si celebra la Giornata Mondiale della Maglia in Pubblico. Ferri esibiti alla luce del sole e non più nascosti nei tinelli. Ad Imola una fantasiosa negoziante, Lorena Minardi, ha coinvolto un centinaio di donne nell’ impresa di creare la sciarpa più lunga d’ Italia: mezzo chilometro, srotolato per le vie cittadine. La stessa signora ha tenuto un corso, nel quadro di una campagna per limitare le stragi del sabato sera, frequentato tutto da uomini, nel bar accanto alla sua maglieria giusto all’ ora dell’ aperitivo. Titolo del seminario: «Se sferruzzo non guido». Dai microfoni di Radio Deejay La Pina ha lanciato un appello: «Uniamo le pezze per il tepore di tutti!». Ha assemblato migliaia di quadratini di maglia e ha realizzato con gli studenti del Naba (Nuova Accademia di Belle Arti) un «family dress» gigante, dove c’ è posto per tredici persone. La Triennale sta preparando per il febbraio 2009 una mostra sulla cultura del filo e dell’ intreccio. Quanto ai knit cafè ormai non sono più una curiosità. Uno dei più originali è a Verona, dove nella casa di Giulietta si insegnano i punti Aran, simbolo dell’ amore fedele. A Roma fra le luci diffuse del nuovissimo Punto G ci si incontra per sferruzzare sorseggiando tisana. A Milano nello store di Vivienne Westwood in corso Como. In Trentino all’ hotel Krone di Pin; a Merate il martedì sera nella libreria la Cicala ascoltando racconti letti da attori esordienti; a Firenze negli atelier della moda, da Essère per esempio; a Palermo il locale giusto è il ristorante di cucina creativa Volo, al momento dell’ happy hour, il mercoledì. Le tricoteuses compulsive possono farlo anche all’ aeroporto, ma con ferri da calza in bambù così da non incappare nel metal detector. O possono farlo in treno: un apposito corso di maglia si tiene o il mercoledì o il giovedì sul tratto Firenze-Carrara. Seminari vengono organizzati a Milano (Triennale Bovisa), ad Alessandria (da McDonald’ s), a Firenze (Melbrook Store), a Torino (La compagnia del cotone) e in molte altre città. Trento offre uno speciale weekend-benessere a maglia. C’ è anche il charity knitting: quello di “Tricoteuses sans frontières”, che devolvono i loro incassi ai medici impegnati in prima linea. E c’ è il “Knittivism”: ossia lavorare a maglia per scopi politici, l’ attivismo con i ferri da calza: un esempio per tutti il carrarmato rivestito con un patchwork di lana rosa piazzato davanti al Centro d’ arte contemporanea di Copenaghen per protesta contro la partecipazione della Danimarca alla guerra in Irak. Knitta Please invece è una forma di arte da strada nata a Houston: donne di ogni età e professione di notte rivestono di lavori a maglia lampioni, antenne, cartelli, monumenti, anche parti della Grande Muraglia. – LAURA LAURENZI
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